Per l’opinione pubblica l’araldica è senz’altro una materia di nicchia o nel migliore dei casi ad appannaggio della sola “casta” nobiliare.
Nei film, nei dibattiti, nelle trasmissioni televisive, nella letteratura, insomma nella vita sociale, l’araldica sembra essere condannata ad essere relegata a comparsa della vita pubblica, quasi colpevole ad essere stata il marchio d’impresa della nobiltà, perchè tutti le famiglie nobili avevano uno stemma. Ed ovviamente si considera la nobiltà come qualcosa di negativo, di distante dal popolo o addirittura contro di esso.
Infatti durante la rivoluzione francese i rivoluzionari hanno distrutto molti monumenti con gli stemmi della nobiltà francese, perchè distruggendo i loro emblemi erano sicuri di aver una volta per tutte cancellato anche la loro memoria ed il loro retaggio, sebbene anche le famiglie borghesi avevano lo stemma.
Oggi come oggi se si adotta o si esibisce uno stemma (anche senza corona) si viene additati come snob o come chi vorrebbe atteggiarsi a nobile, considerando quindi l’araldica nient’altro che l’espressione e la proiezione della propria vanità.
Addirittura si pensa che chi è appassionato di araldica in realtà vorrebbe restaurare la monarchia!
Insomma le idee in merito all’araldica e l’attenzione e la considerazione che le si rivolgono sono senz’altro approssimativi.
Più per pigrizia che per malizia si ignora coscientemente che non esistono solo stemmi nobiliari, ma anche di famiglie borghesi, di ecclesiastici, di enti militari, civici, di partiti politici, di società sportive, società commerciali, di associazioni, di corporazioni e così via, infatti tutti i giorni ci imbattiamo in uno stemma: gli stemmi sono presenti su molte insegne delle vie cittadine, sulle carte intestate dei comuni, su palazzi e castelli, sugl’ingressi degli edifici religiosi, rappresentano il marchio di famosi brand commerciali o di squadre di calcio, insomma non ci sono scusanti nel voler relegare l’araldica come effimero portavoce della nobiltà.
Oltre al fatto che oggi l’araldica è una delle materie della Scuola di Archivistica Paleografia e Diplomatica presente in tutti gli archivi di stato italiani e che oltre agli stemmi rientrano nell’araldica anche emblemi di ogni tipo, bandiere e monogrammi, ci sono citazioni, pubblicazioni, film, testimonianze ed episodi nella nostra vita pubblica che vanno contro l’opinione che l’araldica sia solo una rappresentazione grafica della propria vanità.
Questi ne sono alcuni:
Carl Alexander Von Volborth, insigne araldista tedesco, sostiene che “..il diritto alle armi (ovvero agli stemmi) non è un privilegio di un qualche particolare gruppo della società e ognuno può assumere nuove armi per sè stesso o per la sua famiglia a meno che non sia considerato illegale nel suo paese”.
Nel libro di Nicolas Vernot dal titolo Adopting Arms in France, 1500–1789: New Considerations of the Social and Symbolic Meanings of Heraldic Practice, viene riportato che la maggioranza degli stemmi presenti nella Francia moderna (tra il 1500 ed il 1789) erano assunti senza una formale concessione regia, infatti le concessioni reali costituivano solo l’1% del totale degli stemmi presenti.
Il maggior numero di stemmi è stato rilevao nelle zone della Francia più popolose e ricche e floride di commercio (Ile-de-France, Fiandre, Alsazia), dove la competizione sociale portava all’assunzione di stemmi per distinguersi in società.
Nel libro Heraldry of the world del già citato Von Volborth nella sezione dedicata alla Svizzera si riporta che è il paese in cui l’araldica raggiunse la maggiore importanza al mondo, infatti ogni famiglia ed ogni parrocchia aveva ed ha tuttora il proprio stemma e probabilmente ciò è stato possibile grazie all’antica tradizione di democrazia di cui il paese ha goduto, al contrario dei paesi monarchici.
Nel testo “Araldica” di Lorenzo Caratti di Valfrei c’è un capitolo dedicato alla costruzione del proprio stemma di famiglia.
Nell’antica Firenze ogni corporazione aveva un simbolo o uno stemma, così come ogni contrada delle città più antiche d’Italia hanno uno stemma; emblematico è il caso di Siena, dove le 17 contrade non solo hanno uno stemma, ma anche un vessillo che viene sbandierato nel giorno del famoso Palio e la maggior parte degli stemmi sono parlanti.
Venendo ai giorni nostri anche personaggi famosi come Paul Mc Cartney ed Elton John hanno uno stemma, che richiamano la loro carriera, le oro origini geografiche e le loro passioni.
In un contesto molto più profano e popolare, Il 6 aprile 2024 in occasione del derby Roma Lazio su uno striscione della Curva Sud dei tifosi della Roma è stato spiegato una messaggio che recitava: “Tre lettere, due colori, un’anima… onora quello stemma, lotta per quel simbolo, vinci per il tuo popolo”: con questo striscione la Curva Sud ha omaggiato il ritorno sulle maglie giallorosse dello stemma della tradizione, quello con la Lupa Capitolina e il trigramma ASR; questo dimostra come l’araldica è tutt’altro che ad appannaggio della sola nobiltà, ma è popolare anche tra i tifosi di calcio.
Inoltre l’araldica non solo è un linguaggio universale, ma è trasversale perchè è praticato in tutti e cinque i continenti e da praticanti di tutte le religioni e sicuramente facilita la comunicazione.
Se si pensa che l’araldica non abbia importanza, basta dire che se sulla bandiera di uno stato che l’Italia ospita è rappresentato un simbolo errato, questo incidente diplomatico potrebbe addirittura inclinare i rapporti fra i due stati, infatti sarebbe come sbagliare l’esecuzione di un inno nazionale.
Molto utile per far capire l’attualità e l’utilità dell’araldica è la guida dal titolo “Uso degli emblemi araldici”, che illustra quasi tutti gli usi possibili che si possono fare con gli stemmi o con gli emblemi in genere. Per emblema si può intendere lo stemma, l’insegna, il sigillo, l’ex libris, un vessillo e molto altro.
L’araldica a parte che è sia una scienza, che una forma d’arte, che una disciplina storica, ma è complementare di molte altre discipline come la storia, la sfragistica, la numismatica, la diplomatica, l’uniformologia, la vessilologia, etc.